SIMONA D’ALESSIO
Temono di non riuscire a mantenersi dignitosamente in vecchiaia e sospettano che le regole pensionistiche (prima, o poi) cambieranno di nuovo. Nel contempo, però, diffi dano della previdenza complementare «tradizionale», optando per mezzi alternativi con cui mettere un «gruzzoletto» da parte: investimenti fi nanziari o l’acquisto di immobili. Gli italiani non vedono dinanzi a sé un futuro roseo: già ci sono 11,6 milioni di persone con prestazione di vecchiaia e oltre 4 milioni (35%) benefi ciari di un assegno inferiore ai 1.000 euro, e un domani un quarto dei lavoratori pensa che avrà una pensione al di sotto del 50% del reddito, mentre il 43% ritiene che non supererà il 60%. A rivelarlo un’indagine del Censis commissionata dalla Covip, secondo cui gli occupati si immaginano, da anziani, impegnati a tirare la cinghia, senza grandi risorse da spendere: il 24,5% è sicuro che non potrà vivere nell’agiatezza, anche se qualche sfi zio potrà toglierselo, per il 21,5% il panorama è molto incerto e non riesce a intravedere come sarà la vecchiaia, e soltanto l’8% si dice convinto di trascorrere quel periodo con un po’ di serenità, perfi no contando su discrete entrate. Sullo sfondo, poi, c’è un sostanziale distacco dall’opportunità del secondo pilastro, poiché la maggioranza degli interpellati (il 70%) fa sapere che per integrare la pensione pubblica si orienta su forme di risparmio diverse dalla previdenza complementare (acquisto diretto di strumenti finanziari, polizze assicurative e compravendita di beni immobili); una percentuale residua (il 16,5%), invece, sceglie di aderire a fondi e piani individuali di pensionamento. Il motivo di tanta sfi – ducia? La scarsa conoscenza dello strumento: 6 milioni di lavoratori ne hanno suffi cienti cognizioni, mentre 16 milioni, di fatto, non ne sanno quasi nulla; i principali «imputati» della disinformazione sono il sindacato, al quale si rivolgono soprattutto dipendenti pubblici (47%) e privati (36%), poi gli interlocutori privilegiati degli autonomi, ovvero gli assicuratori (23%) e le banche (20%), a seguire i datori di lavoro, importanti per i privati (13%), mentre internet rappresenta una fonte di nozioni utili sulla previdenza complementare per il 15% degli intervistati. © Riproduzione riservata